Come accade per tutti gli atti medici e chirurgici anche la laparoscopia può presentare alcuni rischi.
Possono verificarsi emorragie o lesioni a carico degli organi addominali, ad esempio dell’apparato intestinale. La maggiore o minore probabilità che si verifichino complicazioni è strettamente correlata alla complessità dell’intervento; il rischio è minore, ad esempio, quando si effettua una laparoscopia diagnostica piuttosto che nel caso in cui si intervenga su una endometriosi severa.
Le percentuali di rischio sono anche collegate alle caratteristiche della paziente. Se, ad esempio, è presente una marcata obesità l’esecuzione della laparoscopia risulta nella maggioranza dei casi impossibile.
Maggiori difficoltà e quindi maggiori probabilità di complicazioni sono anche da mettere in relazione allo storico della paziente. Nel caso in cui infatti questa abbia già subito interventi chirurgici addominali può essere presente nella cavità una situazione aderenziale complessa. Dunque in presenza di difficoltà tecniche o nell’eventualità che possano insorgere complicanze diventa necessario, in alcuni casi, ricorrere ad un intervento chirurgico di tipo laparotomico e quindi che prevede l’apertura tradizionale dell’addome.
Nelle ore che seguono l’intervento non deve preoccupare la presenza di dolore alle spalle causato dal gas introdotto nell’addome per ottenerne la distensione. Questo scomparirà spontaneamente nell’arco di 24 ore. In alcuni casi per evitare questo sgradevole effetto collaterale si può utilizzare un drenaggio endopelvico.
Un'altra possibile conseguenza è la comparsa, nei giorni che seguono l’intervento, di qualche perdita ematica dalla vagina. Queste possono essere causate dall’utilizzo del “manipolatore”, lo strumento che serve a mobilizzare l’utero nel corso dell’intervento, ma non devono destare particolari preoccupazioni poiché regrediranno spontaneamente nell’arco di pochi giorni.